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Angelo de Prisco
Presidente CONTECO S.p.A.
Organismo di Controllo
per le opere di maggior rilievo, è l’Organismo
di Controllo, cioè un soggetto accreditato ai
sensi della norma europea UNI CEI EN ISO/
IEC 17020 da enti partecipanti all’European
cooperation for accreditation (EA), tenuto ad
assicurare l’assoluta separazione, sul piano
tecnico, procedurale, amministrativo e
finanziario, tra le attività ispettive ed altre
attività con queste potenzialmente conflittuali.
In altri termini tali Organismi devono aver
costituito al proprio interno una struttura
tecnica autonoma che garantisca
l’indipendenza e l’imparzialità rispetto agli
altri attori del processo di realizzazione delle
opere. Vi è a questo punto da chiedersi se del
passato si sia fatto tesoro e dunque lo
strumento veda oggi finalmente riconosciuto
il proprio ruolo. Ebbene, a parte la triste presa
d’atto di un perdurante disinteresse (per lo
più frutto di ignoranza) rispetto all’esistenza
dell’obbligo normativo, le statistiche in
argomento erano e continuano ad essere
poche (forse per timore dei risultati,
sicuramente per la resistenza opposta nel
fornire i dati) e deludenti. Esse ci confermano
anno dopo anno come questa attività rimanga
da un lato uno strumento residuale, poco
sfruttato e soprattutto sfruttato male,
e dall’altro però, ove applicato, una preziosa
risorsa di successo: dal 2005 al 2010 in Italia
solo il 17,5% delle opere pubbliche ha
ricevuto una validazione del progetto e solo
l’8,3% è stato validato da un soggetto terzo
e indipendente. Quando però si vanno ad
analizzare i dati nei casi di sua applicazione,
si raggiungono percentuali elevatissime in
ordine al buon esito realizzativo dell’opera. E
allora perché tanta sfiducia nell’applicazione?
Siamo purtroppo di fronte ad un vero
e proprio paradosso finanziario, che solo il
mondo delle costruzioni poteva realizzare e
ciecamente continuare a sostenere: è
incontrovertibile che un’opera riuscita
(intendendosi funzionale e inserita in
armonia nel contesto di riferimento nel
rispetto di tempi e costi) e che dura nel
tempo ha sempre alla base un progetto di
qualità, e che dunque tale progetto abbia una
fondamentale centralità per il
raggiungimento del risultato. Ebbene,
le statistiche ci dicono però che la fase
progettuale, dove dunque il rischio
è maggiore e dove la buona norma
ci inviterebbe a concentrare l’attenzione, è
quella in cui il committente investe purtroppo
di meno. Del pari la parte finale della fase
realizzativa vede un’impennata della curva
degli investimenti, a testimoniare come i costi
risentano (almeno per una parte) proprio
degli errori e delle lacune nascenti dal
progetto. D’altra parte sono tutti a conoscenza
che più l’opera è dimensionalmente
importante e ingegneristicamente complessa
e maggiore è il rischio di incorrere in errori
progettuali, in mancanza di coordinamento
tra le diverse discipline e in mancanza di una
visione complessiva dello stato di
avanzamento del progetto, ma soprattutto
maggiore è il rischio che tutto ciò si traduca
in un aumento dei costi e dei tempi. E si badi
bene, i dati dimostrano purtroppo che questo
aumento di costi e di tempi, nelle grandi
opere, è esponenziale, perché in gioco ci sono
grandi numeri. Eppure la prassi è per i più
sempre la stessa: confidare in un prodotto di
qualità senza verifiche, tenendosi ben lontani
da una cultura del controllo, per poi correre
ai ripari intervenendo nelle fasi costruttive
finali, con piani economico finanziari che non
tornano mai. Partendo dagli sconfortanti
risultati odierni è allora forse giunto il
momento per i committenti, pubblici o privati
che siano, di ripensare alle logiche che
regolano il processo costruttivo e trarre
vantaggio dagli strumenti a loro disposizione,
chi solo per cieco rispetto normativo e chi per
lucido utilitarismo e lungimiranza finanziaria.
La verifica del progetto è sì uno strumento
obbligatorio per l’affidamento degli appalti
pubblici e in tale settore dovrebbe trovare
– e ci si augura che lo trovi sempre più –
regolarmente applicazione, ma costituisce
anche un’opportunità per il mondo privato
delle costruzioni, che già, timidamente,
ma per opere significative, ne sta facendo
applicazione con ottimi risultati. Essa assicura
il rispetto dei requisiti definiti in fase di
Pianificazione e Programmazione, asserisce la
fattibilità del progetto entro i termini previsti
e l’economicità delle scelte progettuali,
favorisce l’individuazione di specifiche chiare
ed efficaci; monitora l’avanzamento del
Progetto in ogni fase, favorendo il dialogo
costante tra Committente e Progettista, riduce
il rischio dell’insorgere di contenziosi durante
la realizzazione, tutelando così il
Committente, il Progettista e l’Impresa
esecutrice, garantisce la piena soddisfazione
da parte dell’Opera dei bisogni definiti e la
possibilità per l’Utente finale di goderne nei
tempi e nei modi previsti. Di tutto ciò se ne fa
garante l’Organismo di Controllo, la cui
presenza in fase progettuale costituisce un
apporto concreto dell’operare in qualità
e nella riduzione dei rischi, ed è dunque
fondamentale e strettamente connessa al
valore dell’opera.