la visione
GianfrancoViesti
Docentedi econonomia
Facoltàdi scienzepolitichedi Bari
account twitter:@profgviesti
L
apolitica industrialepuò
contribuire all’acquisizio-
ne e alla valorizzazionedi
competenzenel sistemaprodutti-
vo accompagnando e rafforzando
processi spontanei; allanascita e
al rafforzamentodi nuove impre-
se, nuovi prodotti, nuove specia-
lizzazioni che integrinoquelle esi-
stenti. Può favorire il diffondersi
di strategiedi impresepiù adatte
al quadro competitivoglobale
contemporaneo. Può farlo se im-
postata, comeuna grandepolitica
economicanazionale, conprecisi
obiettivi stabili nel lungoperiodo,
dotatadimeccanismi di continua
consultazionepubblico-privato,
flessibilitànelladefinizionedegli
strumenti, elevata capacitàdimo-
nitoraggio, valutazione, individua-
zionedegli errori edei fallimenti,
autocorrezione.
Nessunopuò avere lapretesa
di individuareuna completa
strategiadi politica industriale.
Allo scopodi stimolare la
discussione, tuttavia, si proverà
qui ad indicare alcuni punti di
unapossibile agendadi priorità
Un’agenda per la politica
industriale in Italia
per l’Italia.Quattropossono
essere le areedimaggior
interesse. a)nuovi soggetti:
natalitàdi imprese innovative
e attrazionedi imprese ad alta
intensitàdi capitaleumano
qualificato; b)maggiore sforzo
nellaproduzione eutilizzazione
di conoscenze: lo stimolo
all’innovazione, l’impegnodelle
imprese in attivitàdi ricerca e
sviluppo, anche attraverso lo
strumentodel procurement
pubblico; c) crescitadimensionale
delle imprese attraversoun
insiemedimisure, fiscali, legate
all’ingressodi capitaleumano e
alladiversificazionedellaprovvista
finanziaria; d) l’integrazionedelle
politiche industriali con le
politichedi sviluppo territoriale.
Ad esse si aggiungeràunapostilla
sul temadellaproprietàpubblica
delle imprese.
Il primopuntodi unapossibile
agenda èmolto semplice. Il
temadellanascitadi imprese
innovative appare centrale.
L’Italia èpaese ad elevatogrado
di imprenditorialità. I fenomeni
di vivacenatalitàdelle imprese
sonounadelle caratteristiche
piùpositivedel suomodello
economico. E’ da sempre
estremamente vivace l’imitazione,
nei distretti industriali e al di
fuori di essi, equindi una forte
pressione concorrenzialedei
nuovi entranti sulle imprese
già esistenti, che leobbliga
ad continuimiglioramenti
incrementali; lebuonepratiche,
così come l’informazione
sulle iniziative errate e sui
fallimenti, si diffondonomolto
rapidamente. Tutto ciò rafforza
il sistemaproduttivo.Quel che
sembramancare all’Italia è la
natalitàdi imprese innovative,
che incorporino conoscenze
scientifiche e tecniche (di cui il
nostropaese ènonmarginale
produttore), ovvero siano frutto
di nuove capacità e creatività. Vi
è evidenza aneddoticadi nuove
imprese costituiteda ricercatori
e imprenditori innovativi italiani
che trasferisconodall’inizio
lapropria sede all’estero, in
paesi avanzati nei queli trovano,
su gentile concessione di
©2013-2014Economia Italiana
A destra:
Padiglione Italia, sezione relativa
ala costruzione della facciata
del Duomo diMilano