interessi? Comunque, la condizione di articolazione del comune
centrale renderebbe ancora più difficile il passaggio all’elezione diretta
del sindaco metropolitano, un obiettivo certo di lungo periodo, che
richiede un adeguato rodaggio, ma che comunque dovrebbe restare
ragionevolmente raggiungibile. Una parola sul numero di città
metropolitane prevedibili sulla base dell’attuale testo di legge.
In Francia, dopo un periodo di sperimentazione di cinquant’anni in
cui le communautés urbaines sono state proposte, definite, incentivate,
monitorate, si è deciso di passare alle Métropoles lanciandone tre, per
il momento. In Italia, dopo un dibattito di qualche mese e nessuna
sperimentazione, stiamo per lanciarne 18 (1 + 9 + 5 + 3), aumentabili
in futuro, più uno statuto di simile autonomia per due province
montane. Ogni commento è superfluo. Ho potuto verificare
che al Senato molte delle perplessità che qui esprimo sono condivise da
molti, e alcuni opportuni e precisi emendamenti sono stati presentati,
tutti nel senso di un rafforzamento istituzionale e funzionale del nuovo
ente. Sarebbe importante sostenerli adeguatamente.
Quale che possa essere l’immediato futuro della legge, voglio suggerire
agli attuali sindaci delle grandi città, di concerto con i sindaci di
cintura, spesso consapevoli della necessità di una forte unità interna,
di lanciare da subito un’iniziativa politica proponendo la loro idea
di Statuto metropolitano che includa almeno questi nuovi obiettivi
e competenze:
- una forte competenza di pianificazione territoriale “di struttura”,
- una competenza delegata dalle regioni e dallo stato sulla fiscalità
delle trasformazioni immobiliari e sulle relative rendite e capital gain,
oggi tenuta a livelli incompatibili col finanziamento finanche
delle infrastrutture di base e della manutenzione urbana, una fiscalità
a carattere necessariamente omogeneo a livello metropolitano,
- un esplicito obiettivo di riduzione dei consumi di suolo, da realizzarsi
anche attraverso la rigenerazione urbana,
- un obiettivo di semplificazione ed efficientamento della gestione
delle aree produttive,
- una competenza su housing sociale e riuso del patrimonio edilizio
inutilizzato,
- l’istituzione di un “consiglio di sviluppo” metropolitano
con le parti sociali, economiche e culturali, sull’esempio francese,
- la proposizione di credibili procedure per la partecipazione
dei cittadini,
- un’azione di comunicazione e di costruzione
di un’identità metropolitana.
Tutte materie su cui il disegno di legge è muto.
Riferimenti bibliografici
Camagni R. (1992), “Le grandi città italiane
e la competizione a scala europea”,
in P. Costa e M. Tonilo (a cura di)
Città metropolitane
e sviluppo regionale, F. Angeli, Milano,
23-45 Camagni R. (2001)
“Economic role and spatial contradictions
of global city-regions: the functional, cognitive
and evolutionary context”, in A. Scott (ed.),
Global city-regions: trends, theory, policies,
Oxford University Press, Oxford, 96-118
Camagni R., Gibelli M.C. (1996)
“Cities in Europe: globalization, sustainability and
cohesion”, in: Presidenza del Consiglio dei Ministri,
European Spatial Planning; Rapporto presentato
alla Riunione dei Ministri delle Politiche
Territoriali, Venezia, 3-4 maggio.
Poligrafico dello Stato, Roma, 91-175