innovazione del settore del
cemento, in cui l’Italia vanta
alcune vere e proprie eccellenze,
(v. sdVision 2013-2014 anche per
un’ampia discussione delle
riflessioni qui svolte). Su questo
fronte è quindi urgente attivare
percorsi qualificati di formazione
continua per i professionisti e gli
operatori della filiera. Va detto,
infatti, con lucidità, che oggi
probabilmente non siamo ancora
pronti ad affrontare nemmeno il
percorso disegnato dall’Europa
per il campo specifico
dell’efficienza energetica.
Ma è certo che, anche con
il tessuto imprenditoriale più
qualificato, la strada indicata
non è percorribile senza una
governance adeguata. Perché la
rigenerazione urbana sostenibile
non è solo una pratica urbanistica
mirata a riqualificare edifici e
infrastrutture e ad abbattere e
ricostruire edifici giunti a fine
vita, ma è una strategia
complessiva per lo sviluppo
sostenibile delle città, funzionale
anche alle strategie smart city,
che riduce l’impronta ecologica
dell’ambiente costruito, limita
la dispersione urbana, frena
il consumo di nuovo territorio
e mira alla riqualificazione delle
periferie come punto di partenza
per la svolta dell’assetto edilizio
e ambientale delle città. Ci sono
esempi importanti, anche vicino a
noi, di amministrazioni pubbliche
che hanno saputo muoversi
in questa direzione.
A partire dalla Francia che ha
istituito, nei primi anni 2000,
l’Agence Nationale pour la
Renovation Urbaine (ANRU)
deputata alla riqualificazione
urbana del Paese, grazie alla
quale molti dei quartieri periferici
costruiti nel secondo dopoguerra
sono stati demoliti per far posto a
nuove realizzazioni. E dagli anni
Novanta la città di Barcellona che
ha sviluppato, anche in
accompagnamento a grandi
eventi di portata mondiale, un
piano di rigenerazione urbana
totale, da cui hanno avuto origine
prima i “100 progetti” di Oriol
Bohigas e poi l’ammodernamento
delle strutture sportive, i molti
interventi sul fronte mare, la
distribuzione di opere e
infrastrutture e gli interventi di
recupero e ristrutturazione in
molti quartieri della città dal
centro alle periferie.
E noi? Dove siamo? Volendo
restare saldamente radicati nel
terreno fertile del pensiero
positivo, c’è una luce sul nostro
orizzonte: Torino SMILE, il nuovo
Masterplan di Torino Smart City
che si propone come il primo
progetto strategico chiaro e
condiviso elaborato da una città
italiana. Torino SMILE disegna
un percorso di trasformazione
articolato in quattro ambiti
strategici di sviluppo: mobilità,
inclusione sociale, salute
e benessere, energia.
Tra le idee già mature per
un’operatività a breve termine
spiccano: 1) utilizzare nuove
tecnologie, strumenti e metodi
a supporto della pianificazione
e progettazione urbana per
la riqualificazione degli spazi
pubblici, anche attraverso azioni
integrate di retrofit di edifici
e il recupero di aree dismesse;
2) promuovere la sicurezza
e la qualità urbana attraverso
il controllo del territorio, la
rigenerazione urbana intesa come
sostegno sociale, risanamento
e miglioramento dello spazio;
3) promuovere il risparmio
energetico e la sostenibilità
ambientale degli edifici privati,
attraverso l’adozione di uno
standard tecnico
di riferimento per la definizione
e la verifica degli interventi
di riqualificazione energetica
degli edifici e l’impiego di
sistemi di incentivazione diretta
collegati allo standard e alla
sostituzione edilizia; 4) sviluppo e
sperimentazione di illuminazione
pubblica urbana intelligente,
mediante impiego di lampade
a LED, telegestione dei lampioni,
regolazione dell’intensità ed
erogazione di servizi a valore
aggiunto. In conclusione:
riqualificazione all’insegna
dell’eco-efficienza, messa
in sicurezza e manutenzione del
patrimonio edilizio pubblico e
privato esistente, recupero di aree
dismesse e valorizzazione degli
spazi pubblici con il sostegno
dell’infrastruttura digitale, sono
queste certamente alcune delle
ricette anti-crisi nella nuova
città della parte più matura del
mondo. E’ una prospettiva che
potrebbe soddisfare i bisogni
di tutti, ma che richiede
lo sforzo di tutti. Non si può
fare senza imprese innovative,
ambientalmente e socialmente
responsabili. Non si può fare
senza un’amministrazione
pubblica capace di visione e di
operatività per il bene comune.
Mettiamoci alla prova.