editoriale
Finalizzare gli obiettivi
L’
ultimo bollettino del Gennaio 2014 _Ance congiuntura PIL produzione e
investimentinellecostruzioni, occupazione_èdisarmante: laregistrazione
dei dati selezionati per fare il quadro sul settore delle costruzioni e sul
mercato del 2013 rappresenta uno scenario per cui è impossibile non essere
pessimisti. Non esiste segno più e la nota di speranza si limita alla variazione nulla
del Pil odierno. E’ molto probabile dunque che l’inerzia del sistema ci guidi verso il
fallimento. Ma è ugualmente probabile che in questa condizione totalmente priva
di ossigeno, si azionino leve disperate per attuare un cambiamento. Un obiettivo
comune tra chi amministra e chi è dall’altra parte è sicuramente la realizzazione di
un territorio efficiente e di qualità, attrattivo, competitivo. Un territorio specchio
di tutto il capitale produttivo cognitivo e creativo che può rilanciare tutto il
sistema. Si tratta di iniziare a condividere degli obiettivi calibrando le proprie
azioni senza rinunciare ai propri credi. Basta consumo di suolo? Portiamo avanti
più manutenzione, più sostituzione, più qualità nell’edificato. C’è parte politica o
categoria che si vuole opporre ad un disegno del genere? No, se lo sviluppo viene
comunque tutelato. Il territorio è il banco di prova del fabbisogno di modernità.
Che la trasformazione diventi un obiettivo perseguito da tutti, in un rinnovato
equilibrio tra città e campagna, ma come? Abbattendo i costi delle sostituzioni
edilizie (o incentivando i profitti), favorendo una fiscalità e dei regolamenti che
sostengano le operazioni di trasformazione, garantendo l’accesso ai nuovi prodotti
edilizi dagli utenti con modalità di finanziamento snelle, costituendo premialità
per amministratori che mettono in atto procedure trasparenti al passo di chi vuole
investire. La procedura deve inseguire e indirizzare l’investimento, il contrario è
il fallimento. Non c’è sufficiente massa critica su molti punti né consapevolezza
condivisa. A fronte di città modeste, vecchie e prive di qualità, esistono ancora
sacche di vaghezza decisionale e contraddizioni senza consapevolezza dei danni
inflitti all’evoluzione. Uno tra i mille esempi? Milano rinnova il suo R.E. Ma
perché mentre il risparmio energetico predica la compattezza dell’involucro a
noi sono ancora preclusi i cavedi (che lo permetterebbero al meglio) o i bagni
ciechi? Perché mentre negli altri paesi evoluti gli studenti popolano i monolocali
delle grandi città di dimensione ridotta, noi non possiamo allinearci nel loro
ridimensionamento alle ridotte superfici europee? Non esiste motivo se non la
distrazione nei confronti di un mondo che se non evolve rapidamente è destinato
al fallimento, sia pure per un cavedio, una ventola, 3 mq. Partecipare tutti, a tutti
i livelli, al territorio in una forma di alta democrazia significa proprio questo:
promuoverne l’efficienza e la bellezza, collegando le informazioni capillarmente
e perseguendo la sua felice evoluzione, con il sostegno di tutte le parti.
Cecilia Bolognesi