ANCE
Antonio Gennari
Vice-Direttore Generale ANCE
sulla crescita del Paese, vista
la loro capacità di sostenere
la competitività del sistema
produttivo e migliorare la qualità
della vita della collettività.
Nella convinzione che la politica
infrastrutturale costituisca un
elemento centrale della strategia
di rilancio dell’economia
nazionale, è necessario dare
avvio ad un piano straordinario
di opere pubbliche, che l’Ance
stima in 70 miliardi di euro in
5 anni, che comprendagrandi
opere di collegamento accanto
ad interventi piccoli e medi
di messa in sicurezza del
territorio dai frequenti dissesti
idrogeologici, di riqualificazione
e ammodernamento
del patrimonio scolastico e la
realizzazione di un programma
di opere funzionali alla
riqualificazione delle città.
Una simile manovra è in grado di
sostenere in modo consistente la
ripresa e la crescita dell’economia
e di determinare un rilevante
aumento di occupazione, senza
sforare il limite del 3% di deficit
fissato dall’Unione Europea e
riducendo addirittura il rapporto
debito/PIL. Per realizzare ciò
è necessario creare, nei conti
pubblici, le condizioni finanziarie
La crisi del settore
delle costruzioni
Il settore delle costruzioni sta
vivendo una crisi drammatica.
Dal 2008 al 2013, il settore
avrà perso circa il 30% degli
investimenti, pari a circa 53
miliardi di euro. La caduta dei
livelli produttivi coinvolge tutti
i comparti, dalla produzione
di nuove abitazioni, che nei
sei anni avrà perso il 54,2%,
all’edilizia non residenziale
privata, che segna una riduzione
del 31,6%, alle opere pubbliche,
che registrano una caduta del
42,9%. Solo il comparto della
riqualificazione degli immobili
residenziali mostra una tenuta dei
livelli produttivi (+12,6%) grazie
anche all’effetto di stimolo
degli incentivi fiscali.
Un piano straordinario
di opere pubbliche
La crisi economico-finanziaria
e il noto gap infrastrutturale
del nostro Paese riportano
costantemente l’attenzione
sulla necessità di realizzare
investimenti in opere
pubbliche per il loro effetto
anticongiunturale di sostegno
della domanda e per gli effetti
duraturi che producono
idonee ad un simile programma
di intervento. E’ necessario,
quindi, attuare concretamente
il percorso di spending review
già avviato, abbandonando
l’inefficace politica dei tagli
lineari, adottata negli ultimi anni,
e intervenendo su alcune voci di
spesa corrente improduttiva.
Riequilibrio dei conti pubblici
Per realizzare un simile piano
infrastrutturale è necessario,
però, un cambio di passo nelle
politiche di bilancio adottate
dal decisore pubblico che,
negli ultimi venti anni, hanno
sempre favorito la componente
in conto corrente della spesa
a svantaggio degli investimenti
in conto capitale, quelli più
produttivi per il Paese. Dal
1990 ad oggi, gli stanziamenti
nel bilancio registrano una
riduzione del 42,6% delle spese
in conto capitale, a fronte di un
consistente aumento della spesa
corrente al netto degli interessi
del debito pubblico (+30%). Se
poi, si considera la parte della
spesa destinata alla realizzazione
di nuove opere pubbliche, il
divario rispetto all’andamento
della spesa corrente è ancora più
evidente. Le risorse per nuove
infrastrutture, infatti, hanno
subito, rispetto al 1990, una
riduzione di oltre il 61%.
Le conseguenze di tali scelte sono
evidenti nell’andamento della
spesa pubblica. Particolarmente
significativi appaiono i dati
a partire dal 2009, anno del
consolidamento della crisi. Le
manovre correttive varate in
questi anni, nate in circostanze
emergenziali, hanno agito
quasi esclusivamente sulla
componente in conto capitale
della spesa, quella più facilmente
comprimibile nei temi necessari
ad assicurare la correzione dei
saldi di finanza pubblica. Dal
2009 al 2012, infatti, la spesa
in conto capitale è diminuita
di 19 miliardi (-28,5%) mentre
quella corrente ha continuato a
crescere registrando un aumento
di 5,9 miliardi di euro (+0,9%).
Le previsioni per i prossimi anni
confermano tale tendenza: per gli
anni compresi tra 2013 ed il 2017
è previsto un ulteriore aumento
di spesa corrente al netto degli
interessi di 51,9 miliardi, mentre
la spesa in conto capitale si
ridurrà di 4,7 miliardi.
Sull’andamento delle spese in
conto capitale degli ultimi anni
ha influito il forte irrigidimento
del Patto di stabilità interno.
Il noto gap infrastrutturale del nostro paese riporta
costantemente l’attenzione sulla necessità di realizzare
investimenti in opere pubbliche per gli effetti duraturi
che producono sulla crescita del paese
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Le infrastrutture
per la crescita economica