può permettere di segnare una
svolta nella storia e nella cultura
italiana del “fare infrastrutture”.
Per questa ragione, l’Ance
ha sviluppato una proposta
di procedura per il consenso
basata su uno strumento di
“dibattito pubblico”, sul modello
francese, affidato ad un soggetto
indipendente che consenta
di informare in modo chiaro
e completo la popolazione
sul progetto, garantire che le
opinioni e le proposte siano prese
in considerazione nel corso della
definizione del progetto dando
tempi certi e scegliendo modalità
trasparenti per lo svolgimento del
confronto e del dialogo.
Tale proposta è una prima
risposta alle inefficienze che
l’Ance ha più volte messo in
risalto per ridurre la conflittualità
nelle fasi successive, in quanto
gran parte delle previsioni
potenzialmente “dannose”
per le parti coinvolte saranno
conosciute e “corrette” fin
dall’inizio della procedura.
Il coinvolgimento
dei capitali privati
Vista la carenza di risorse
pubbliche appare necessario,
infine, intervenire per rimuovere
le barriere che ostacolano l’uso di
capitali privati nella realizzazione
di opere al servizio della
collettività.
L’esperienza osservata nel corso
dell’ultimo decennio testimonia
una sostanziale inefficacia di
moltissime iniziative intraprese,
misurata dall’alta mortalità
dei progetti di nuovi servizi di
pubblica utilità avanzati dai
privati.
L’indagine, compiuta dall’Ance,
sulla realizzazione delle opere
in project financing in Italia1,
ha offerto, per la prima volta,
un’analisi delle iniziative
concretamente avviate tramite il
PPP, superando la generalizzata
carenza informativa che
caratterizza questo strumento.
L’analisi mostra una ridotta
efficacia ed efficienza delle
procedure relative al project
financing in Italia. A fronte
di una innegabile vivacità nel
numero di bandi pubblicati nel
periodo considerato, non emerge
altrettanto dinamismo in termini
Per rispettare i vincoli europei,
molti enti locali hanno agito
quasi esclusivamente sulla spesa
in conto capitale, bloccando
l’avvio di nuovi investimenti e i
pagamenti alle imprese, anche
a fronte di lavori regolarmente
eseguiti ed in presenza di risorse
disponibili in cassa. Nel periodo
2004-2010, ad esempio, a fronte
di un obiettivo di riduzione di
spesa del 6%, i comuni hanno
ridotto del 32% le spese in conto
capitale, aumentando invece del
5% le spese correnti.
Il Disegno di Legge di Stabilità
2014, attualmente in esame
al Senato, non sembra offrire
risposte all’esigenza di una
piano infrastrutturale “anticrisi”,
sebbene l’impostazione seguita
dal Governo rifletta quel cambio
di passo già osservato, in misura
certamente più netta, con il
Decreto del fare e il Decreto casa.
Le misure introdotte per
sostenere gli investimenti
pubblici appaiono positive ma
non sufficienti. Positive sono,
senz’altro, le scelte adottate
nella destinazione dei nuovi
finanziamenti; tuttavia le risorse
messe in campo sono inadeguate.
In merito al Patto di stabilità
interno degli enti locali,
la manovra prevede un
allentamento pari a 1 miliardo
nel 2014 che, però, risulta
completamente annullato
dall’irrigidimento del Patto delle
regioni (1.800 milioninel 2014).
Manca, inoltre, quella riforma
organica delle regole
del Patto necessaria per
consentire un’equilibrata politica
di investimenti da parte
degli enti locali.
Accelerare le procedure
di attivazione dei programmi
infrastrutturali
Accanto alla scarsità delle risorse
pubbliche per le infrastrutture,
in Italia molto spesso l’efficacia
dei programmi di investimento
viene ostacolata da una scarsa
attenzione al processo di
selezione degli interventi, di
finanziamento, di redazione
ed approvazione dei progetti,
di monitoraggio dello stato
di attuazione e dall’assenza di
sanzioni credibili e certe a danno
dei soggetti responsabili.
Al fine di razionalizzare i
diversi momenti del ciclo di vita
degli interventi ricompresi nei
piani infrastrutturali, l’Ance
ha proposto un percorso
tecnico istituzionale in grado di
accelerare la realizzazione dei
programmi infrastrutturali di
opere medio piccole, da attivare
nell’ambito delle competenze del
Ministero delle Infrastrutture,
su richiesta degli enti locali,
attraverso i Provveditorati alle
Opere Pubbliche. Il sistema
studiato prevede il monitoraggio
degli interventi attraverso una
commissione tecnica Stato-
Regioni-Soggetto attuatore che
verifica il rispetto del crono
programma dei singoli interventi
in modo da consentire anche
un monitoraggio del Piano
complessivo.
Una procedura per il consenso
Un ostacolo ricorrente alla
realizzazione delle infrastrutture
riguarda l’acquisizione del
consenso tra enti e popolazioni
locali. Ricostruire il dialogo è la
sfida più difficile da affrontare ma
è anche un’azione necessaria che
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Le misure introdotte
per sostenere gli investimenti
pubblici appaiono positive
ma non sufficienti