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are impresa in Italia è difficile, in particolare per chi ha nel mercato interno il
mercato prevalente di riferimento come il settore dell’edilizia, ma siamo dentro
questoPaese per starci e nonper prendere e scappare, nonostante le condizioni
sianodiventate asfissianti. Il Presidentedi ConfindustriaGiorgioSquinzi hadetto
“dateci un Paese normale e vi faremo vedere di cosa siamo capaci”, unmessaggio che
interpreta il senso di impotenza, ma anche la voglia di andare avanti, di riaccendere i
motori e ritornare a fare impresa. I dati sononoti a tutti e ci aggrappiamo con speranza
ai lievi e timidi segnali di inversione di tendenza,ma il nostro settore è stato abbattuto e
primadi rialzarsi servirannomolti anni. Sappiamo che la crisi avràuna ripresa amacchia
di leopardo, che in alcune aree saràpiù velocee in altremeno,mapurtroppo c’è ancora
“troppa volatilità” e nessuna certezza sulla solidità dei fenomeni positivi, come si è visto
nelledinamichedel PILdel primo trimestre2014.Le intenzioni e leavviateazioni espres-
se dal nuovo Governo in merito al settore delle costruzioni appaiono sostanzialmente
chiare nella direzione di agire sull’allentamento del Patto di Stabilità per far ripartire
gli investimenti e di favorire la domanda interna di edilizia sociale: è la strada giusta? Il
Paese è chiamato ad un “reality check”, ovvero alla necessità di confrontarsi con i dati
economici europei che sono legati agli accordi durissimi cheabbiamofirmato inpassato.
Gli effetti del cosiddetto “six pack”, di fatto, comportano per l’Italia una riduzione del
debito al ritmo di 70miliardi all’anno, un obiettivo difficile da raggiungere senza vere
riforme strutturali. Su un punto, però, si può essere tutti concordi: se non riparte il set-
toredelle costruzioni il Paesenon riparte. Si tratta, allora, di definireunpiano strategico
per leCostruzioni che affronti tutti gli aspetti inuna visione generale edi breve emedio
periodo. Perché, i fatti lodimostrano, lemisurefinoadoggi adottatenon sono sufficienti
a far ripartire ilmercato interno, a ridare fiducia agli investitori e attrarre capitali anche
dall’estero: l’investimento immobiliare èdepressodauna serie concomitantedi pesi che
vanno rimossi. Bisogna quindi chiedersi se gli interventi tattici messi in campo in questi
mesi sonoutili alladefinizionedi unapolitica industrialeper il settore, perchénonpotrà
prescinderedallavalutazionedellacapacitàdi rispostadel sistema,percosìdire, attuativo:
competenze delle strutture di committenza presso gli Enti Locali e le stazioni appaltanti
delegate; il livellodelleprestazioni di un tessutoprofessionaleparcellizzato e conun fab-
bisognodiqualificazione; laculturaorganizzativaeoperativadella tramamicro imprendi-
toriale che caratterizza il nanismodel sistemadelle costruzioni Italiano. Appare evidente
cheper far ripartirequesto settorebisogna avviareunprocessodi rapido adeguamentoe
innovazione di tale sistema, sostenendo e favorendo, anche con strumenti innovativi, la
trasformazionedelmercatoversomodelliorganizzativi ingradodi ritornareacompetere.
Perquanto riguarda il sistemadelle imprese, forse la crisi aprenuoveprospettivee ci per-
mettedi rimettere al centrodei fattori di successo la capacitàdi essere knowledge-based,
ovvero di saper generare conoscenze, saperi, competenze, che cumulate sono essenziali
per competere suimercati internazionali. Inquesta stessa visionedel potenziale sucui la-
vorareprioritariamente, l’istituzionedellecittàmetropolitane, risolte leattuali confusioni
e incertezze, potrebbeessereunodei progetti più importanti per il Paese, sediventerà lo
dal Presidente
Le sfide che ci aspettano, le scelte da fare
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