editoriale
Ci manca il coraggio?
Q
uesto numero di Dedalo porta con sè due grandi novità, una di conte-
nuto ed una di forma. E’ il primo numero di una trilogia fondamenta-
le, che affronta l’evolversi di una situazione di crisi macro economica ed
in maniera specifica del settore delle costruzioni che racconteremo fino al terzo
numero con le previsioni per il futuro. Ma questo è anche il primo numero com-
pletamente digitale, che si trasforma interamente per il web. Il digitale si spiega
da sé: non una rinuncia alla comoda carta ma un’adesione al pragmatismo dei
nuovi formati, alla velocità di trasmissione dati che offre, alla loro permeabilità
nei sistemi complessi della comunicazione. Le cifre di diffusione dei tablet parla-
no chiaro ed impongono una modalità di lettura più immediata e concisa, uno
scambio più rapido ma non meno attento ai contenuti. Nel modello proposto sul
web ogni articolo, oltre allo sfogliabile, può essere condiviso sui canali social di
ciascuno, commentato, inviato, linkato. La scelta di affrontare un tema per trilo-
gia indica invece una direzione verso l’ ottimismo. Impossibile affrontare il tema
della crisi senza offrire immediatamente dopo gli indirizzi per un possibile rialzo,
le previsioni di un futuro che si spera più roseo. Servono, in questo momento,
l’ipotesi del rilancio, la certezza di nuove visioni, nuovi progetti, la speranza e le
previsioni. In queste prime pagine leggiamo i numeri dell’imprenditoricidio, una
vera mattanza operata da tutte le patologie che elenchiamo, dal fisco poco equo
alla burocrazia paralizzante per parlare di quelle esogene, fino a quelle endoge-
ne relative alle imprese stesse, ai nostri uffici, un’inerzia sistemica nei confronti
del rinnovamento. I dati dicono che la crisi fa male ma non sembra spazzare via
le imprese che dovrebbero dissolversi, il che non aiuta. La selezione non è sana
anzi, piuttosto le imprese si infettano. Nel 2012 il 39% ha bilanci in perdita e solo
chi va all’estero cresce; in un recente studio su le 50 imprese maggiori in Italia si
è registrato come queste crescano del 46% all’estero e 1% in Italia. In generale
poi solo le imprese grandi crescono, quelle con meno 25 milioni di fatturato lo
perdono per il 70%. Solo questi dati basterebbero ad indurci ad operare per un
cambiamento degli assetti, dei mercati, delle alleanze tra soggetti simili. Il sistema
complesso in cui viviamo, soprattutto nel nostro paese, annette al contrario siste-
maticamente il peso di lobby che impediscono ogni cambiamento per lasciare
tutto come è, attente a non intaccare il potere del singolo centro di interesse.
Ma per il settore delle costruzioni non è più questo il momento, con certezza
possiamo affermare che deve cessare il misoneismo che pervade il nostro mon-
do perché l’unica verità certa è che in un’epoca come quella che viviamo ci si
difende, con maggiori speranze di successo, rinnovandosi. E di fronte al corag-
gio del rinnovamento potremmo raccogliere anche il consenso di di altri alleati.
Cecilia Bolognesi