DEDALO 40 Lavorare all'estero - page 44

044_045
(industriale). Bendiversa è l’esperienza che ci
ha visto coinvolti inGhana, doveRoland
Agambire, giovane visionariononchémagnate
della comunicazione africana, ci ha chiestoun
progettoper un ICT adAccra, catalizzando
presto le aspirazioni sociali dei giovani talenti
africani e, quindi, anche le ambizioni politiche
del governo. E’ nata cosìHOPECity
(acronimodiHomeOfficePeople
Environment), in cui lamancanzadi una
memoriaurbana tradizionaleha in realtà
attivatonuoveoccasioni di creazionedi spazio
pubblicodove sperimentarepossibili
evoluzioni. Abbiamo sviluppatounprogetto
nonpiù apartiredaunprogramma funzionale
autonomo,ma come conseguenzadi situazioni
comportamentali riconducibili alla vita
collettiva locale (nel caso specifico riferendoci
allo schemadella compound-housedell’Africa
equatoriale), apartiredallequali saràpossibile
la creazionedi un effettourbanomediante la
reinterpretazione in chiave contemporaneadi
unmodello aggregativo tradizionaleghanese.
Come inunamessa in scena, lo spazio
pubblico viene visivamente evocato, più che
fisicamente costruito, catalizzando l’impulso
adunmaggiore coinvolgimento sociale.
Questa esperienzaha consentitodi andare
oltre la classicaopposizionepubblico/privato,
architettura/ambiente, individuo/società, cioè
versounanuovadimensionedi bene comune,
inteso come capitale sociale epsicologico,
come luogo condivisoda tutti imembri della
comunità. Inquesto senso l’obiettivo che si sta
perseguendonon èunprogettoper ilGhana,
maunprogetto che cercadi nascereghanese.
A seguitodi questoprogetto stiamo
sviluppando sempre inGhanaun complesso
residenziale che ricercaun’architettura
site-specific con standard internazionali.
Seguendouna tendenza che si stadiffondendo
rapidamente anche inAsia, ci è stato chiestodi
gestire interamente il processo “chiavi in
mano”, affinché il prodottofinito fossedanoi
garantito con la “qualitàdel design italiano”.
Inquesto caso abbiamo affiancato amoderne
tecnichedi costruzione, con abilitàmanuali
locali, sviluppandouna facciata in legno, nel
cui processodi lavorazione saranno coinvolti
gli artigiani ghanesi, oggi relegati alla
produzionedi suppellettili per turisti. Alla luce
di queste esperienze, stiamo semprepiù
convergendo suun’ideadi design inteso come
l’esitodi unprocessodi ascolto edi
cooperazione. L’architetturanon èpiùun
fatto individuale, èun compito comune che
deve cercaredi promuovere, all’internodella
globalizzazione, lapresadi coscienzadelle
identità individuali edelle specificità culturali,
che saranno tantopiù valorizzate, quantopiù
intensi sarannogli scambi tra le comunità. In
questo contesto l’attitudinedell’architettura
italiana a confrontarsi sul quel terreno incerto
dove ilmodernodialoga con il paesaggio
storico e culturaleha creatoun approccio
interpretativo che certamente favorisce
l’azionedegli architetti italiani inquesti nuovi
contesti. Lenuovegenerazioni italiani stanno
sviluppandounanuova coscienzapiùurbana e
sociale, interessata ai processi di tipo azione-
reazione all’internodel corpodella città. Si
prende attodei fallimenti dell’urbanistica e
dei grandi piani, enasce l’interesseper la scala
intermediadel progettourbano edegli
“innesti”. E come succedeper altri casi di
emigrazione intellettuale, il lavoro all’estero
rappresenta lamessa allaprovadellapropria
identitànella rispostaprogettuale allediversità
dei contesti. Lagenerazionedi architetti
italiani, che inquesti ultimi anni per
mancanzadi prospettivenazionali alimenta la
forza lavorodei grandi studi di progettazione
internazionali, sta arricchendo lapropria
preparazione accademica connuove
professionalità e visione internazionale. Sono i
tanti architetti emigrati della cosiddetta
“generazioneperduta”, i quali rappresentano
oggi per il nostropaese eper gli imprenditori
creativi unagrande risorsaper affermare sul
mercato internazionale laqualitàdel nostro
approccio edel nostrodesign. Senei paesi
delle economie emergenti vengono sempre
più richiesti progetti “chiavi inmano”, nuovi
modelli di cooperazione si aprono a tutta la
filiera italiana legata allaproduzionedi
architettura, unendo ilmondodella
progettazione aquellodel contract. Aquesta
apparenteposizionedi forza, si contrappone
unadebolezzadell’offerta italiananel
panorama internazionale: una legislazione
professionale efiscale antiquata, lamancanza
di societàdi progettazione sufficientemente
organizzateper riuscire a competere sul
mercato internazionale e l’incapacitàdi fare
sistema. Come avvienegià in altri paesi
europei, solo se sarà riconosciuto
istituzionalmenteun ruolopiù centrale
all’Architettura e verrà alimentata la ricerca
sui nuovimodi di abitare, allora saràpossibile
generarenuove sinergie ingradodi
valorizzare lapresenza italiananeimercati
internazionali.Del resto l’architettura, pur
ancorata com’è al proprio sito, deve
dipenderedaquestenuove sinergieper
diffondere le idee cheproduce, e ladiffusione
delle idee ènecessariaperchéqueste abbiano
vita e sianomesse allaprovadelmondo.
In alto:
OBRHOPEcity, Accra, Ghana
Qui sotto:
Royal Ensign, Jaipur, India
1...,34,35,36,37,38,39,40,41,42,43 45,46,47,48
Powered by FlippingBook