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editoriale
Finanziare il rilancio
S
econdoun luogo comune inEuropa,ma soprattutto in Italia, gli investimenti nella crescitae
nello sviluppo stentanoadecollare inmancanzadi risorse: non ci sarebbero soldi. Lebanche
hanno ridotto i finanziamenti per l’economia reale, questoèuna realtà,maaffermare che
non ci siano i capitali nonèpropriamente vero. In Italia, secondoquanto rilevatodallaBanca
d’Italianel dicembre2014ne “La ricchezzadelle famiglie italiane–anno2013”, le famiglie
vantano8.728miliardi di eurodi ricchezzafinanziaria, di cui il 60% inattività reali e il 40% in
attivitàfinanziarie.Nonè verodunque che la ricchezzanon ci sia, la realtà ci dice cheèmal
distribuitaedèancorapeggio investita:menodel 10%di questi importi vaafinanziare le imprese
italianee lo sviluppoeconomico. Purtroppo l’economia reale, quellaprodottadallenostre
imprese, quella cheproducebeni e servizi è indeclino inquasi tuttaEuropa, doveèpensiero
comune che i governi abbianoagito inprimis eda lungoper salvare lebanche: quanti dei prestiti
effettuati dallaBceallebanche italiane, prestiti abassissimo tassoeperciòabuonmercato, sono
tornati alle impreseedallaproduzione?Unaiutodai governi centrali per il rilanciodell’economia
reale lo si potrebbeavere: comedeterrentealla speculazione con l’imposizionedi un sistemadi
tassazionedelle transazioni cheavrebbeuneffetto rilevante sul costodeimovimenti speculativi
edeboleonullo sulle transazioni di beni; come incentivoall’economia reale, laBancaCentrale
Europeahaoragiàdecisodi condurreperunperiododi dueanni una seriedi operazionimirate
di rifinanziamentoapiù lungo termine chiamataTLTRO, TargetedLonger-TermRefinancing
Operations, con l’obiettivodimigliorare l’erogazionedi prestiti bancari a favoredel settore
privatononfinanziario.Dato chegli strumenti sembranoesserci, stiamoparlandoalloradi come
le impresepossano tornareadessereun soggettoappetibileper chi eroga il credito, piùappetibile
rispettoaduna rapida transazioneeconomicadi paese inpaeseoadunmovimentodi capitali
da istitutoad istituto. L’erogazionedel creditodapartedellebancheallenostre impresepuò
avvenire secondodifferenti considerazioni,ma sicuramente la valutazionedei trascorsi passati di
un’organizzazioneaziendaleèun fattoredeterminantenella stimadellapossibilitàdi concessione
di finanziamento: spesso l’impresaè vissuta come recidiva, condannatanell’immaginario
dell’istitutodi creditoa ripetere sempre i propri errori strategici enon vieneammessa l’ipotesi
che la sua strategiapossamigliorare,magari alla lucedi un cambiodellagovernanceodelle
mutate condizioni di sviluppodi un territoriodoveopera.Nelle condizioni attuali invece, la
vitalitàdelle impreseodierna, imprese chehannopassato imomenti piùbui, èun fattoall’ordine
del giornoene va tenuto conto; il settoredelle costruzioni e tutta lafiliera stannoaffrontando
un’accelerazione in termini di innovazionedovutaal cambiodi strumentazione informatica, alla
necessaria trasparenzadei processi, alla concorrenzaa tutti i livelli che spronaadottimizzare
ogni passoedè impensabileun’attitudinedistrattadapartedegli istituti di credito rispettoa
nuovi progetti imprenditoriali in sé; ènecessariauna capacitàdi valutazione sulla concretezza
realizzativadei progetti in sé, casoper caso, ovvero la capacità tecnica, finanziariaedeconomica
dell’operazionedi produrreunflussodi redditonel futuro. Inquestomeccanismodi soggetti
potenzialmente virtuosi, da chi eroga il credito, a chi lo richiede, il convitatodi pietra rimane
ilmercatoomeglio le condizioni delladomanda; inmanierapiù specificapotremmo sostituire
questo soggetto con lapoliticafiscalea sostegnodi unadomanda. La competitivitàdei territori
nei quali le imprese vannoadoperarenonèunaquestioneastratta; ora il cambiodi passo serve
qui dove decisioni fiscali adifferenti livelli territoriali e regolamenti locali possonodeterminare la
capacitàdi attrarre investimenti ediventare il terzoattoredi unapoliticadi sostegnoall’economia
reale che tutti auspichiamo.
CeciliaBolognesi
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